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      Messere il Re,
      rispondeva il Caserta "ma siete veramente certo che non vi abbiano ingannato?"
      Ingannato! guardate se m'inganno io, leggete queste lettere, vedete la firma del Conte di Provenza, argomentate dalla risposta che cosa gli abbiano offerto i ribaldi.
      Io fremo!
      – gridavano a due voci Anselmo e Rinaldo.
      Ella è una indegnità: mi vogliono crudele, tentano ch'io contamini la mia fama di principe benigno, – l'otterranno; forse il sole di domani può incontrare co' suoi primi raggi più di cento teste divise dal busto. Qui, dove li chiamo a consultare delle cose del Regno, qui mi tradiscono, infami!
      Io vi ho sempre confortato al rigore. Messere il Re.
      soggiungeva il Cerra "nè so perchè prevalesse il malvagio consiglio: i buoni non hanno bisogno di clemenza: pe' tristi ci vuole giustizia, e inesorabile, e severa."
      Che cosa ho io fatto ai Baroni, perchè non rifuggano all'idea del vituperio per distruggere il Re?...
      Il figlio di Federigo!
      – aggiunge il Caserta.
      Santo Germano glorioso!
      esclama il Cerra "come preporre uno sconosciuto a tanto savio, a tanto virtuoso signore?"
      No. miei fedeli, io mi sento colpevole; ma se Manfredi ha peccato, non ha peccato contro di loro.
      – E qui tace. Dopo lungo tempo: – "Forse sono giudicato," mormora sommesso "forse questa è la prima ora di passione; facciamo tutto quello che ad uomo magnanimo conviene in tale estremo, poi lasciamo compire a Dio ciò che ha destinato. – Baroni, sedetevi."
      Seduti che furono, con ammirabile celerità dettava loro dispacci ai Luogotenenti, ai Governatori, e ad altri magistrati che lo rappresentavano nelle città del Regno; ordinava che quanto prima si muovessero co' presidii, disegnava la via da tenere, le fermate da fare, ed accennava Capua, e San Germano, come i luoghi nei quali dovessero rannodarsi: scritti i dispacci, senza pur leggerli gli sottoscriveva, e gli suggellava; così se ne andava gran parte della notte.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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