Dovunque la vite produce il liquore che rallegra il sangue, dovunque la bellezza concede le sue voluttà all'affetto coniato, dovunque s'incontrano anime da corrompere, virtù da schernire, vizii da esercitare, colà è la mia patria. Epilogando: – Rinaldo comincia a diventare pericoloso; egli ha mancato di fede, e prudenza vuole che io l'abbandoni. – Così meditando pervenne nell'anticamera del Re.
Anselmo,
gli disse il Conte di Caserta, occorrendogli, imperciocchè volle il destino che ritornasse prima di lui; "io ti aspettava."
Ch'è mai avvenuto di sinistro, Messere?
Nulla. Manfredi non diffida di noi; non vi smarrite di animo, Anselmo; mostriamo il viso alla fortuna, chè non sono ancora disperati gli eventi. Avete consegnati i dispacci?
Gli ho consegnati.
E fatti partire i Corrieri?
Sì, Conte.
Perchè avete fatto questo?
O che aveva io a fare?
Voi non siete uomo da suggerirvi che dovevate gettarli nel fiume.
Avete ragione, Messere; ma la vertigine dei casi mi ha turbato la mente.... io non sapeva.... io non avrei pensato....
Bada, Anselmo, a quello che operi; il mio cuore presso a cessare i suoi palpiti, ha ripreso l'antica vigoria; egli veglia, e tu non potresti essere a tempo a tradirmi.
Oh! che parlate, mio nobile protettore?
riprese il Cerra con atto di ossequio "io non ho mai tanto ferventemente ringraziato il Cielo quanto ora, che mi concede occasione di mostrarvi la mia riconoscenza col mettermi a rischio della vita per voi: meco stesso ho giurato di partecipare alle vostre gioie, ai vostri supplizii.
| |
Rinaldo Conte Caserta Messere Anselmo Corrieri Conte Messere Anselmo Cerra Cielo
|