Rinaldo fece sembianza di ringraziarlo con un sorriso; pure sapendo quanto malvagio fosse colui, divenuto anche sospettoso dal pericolo, non volle che dipendesse dalla sua scelta il mantenersi onesto; seco lo condusse alla presenza di Manfredi, nè lo lasciò un momento, finchè il fato estremo, che ormai minacciava il Conte della Cerra, non gli ebbe chiuso le labbra col segreto della morte.
CAPITOLO VENTESIMOQUARTO.
LA PROVA DI DIO.
Cotal fin ebbe il maledetto Gano:
Chè lo eterno giudicio è sempre appresso,
Quando tu credi che sia ben lontano.
Morgante Maggiore.
Sopra la testa di Manfredi posa la corona dei Re; – se fosse un cerchio di fuoco, la cingerebbe con meno dolore; una angoscia, come se la lama di pugnale gliele passasse da parte a parte, gli tormenta le tempie; le fibre del suo cervello, quasi riarse, sono stirate con incredibile spasimo; nondimeno solleva quella testa baldanzoso quanto in un giorno di vittoria, e dimostra che l'orgoglio dominerà su la sua fronte, finchè la morte non vi spieghi l'insegna della distruzione. Quegli occhi assuefatti a vigilare notti di spavento, a dormire sonni pieni di paura, che spesso si affissano in cotale direzione che non è della terra o del cielo, ma quasi a contemplare le schiere degli spiriti malefici, che la superstizione e il rimorso hanno posto nell'aria sotto il cerchio della luna89, quegli occhi, dico, scintillano pur sempre di tale una luce, che bene ardito è colui che osa mirarli la seconda volta; infinite vene azzurre e sanguigne si dipartono di sotto il ciglio, e dirigendosi verso la pupilla si perdono pel bianco sporgente in molto terribile maniera: – pare che una scossa d'interna passione lo abbia forzato a balzare dalla fronte, ch'esso abbia resistito e vinto, pure la vittoria non sia stata senza gran danno, e rimanga così come franato mezzo fuori delle palpebre; – certo quegli occhi appaiono tremendi; ciò che di truce può immaginare la fantasia commossa hanno veduto, ed oggimai senza altra alterazione potrebbero fissare gl'interminabili cruciati delle anime perdute; – susurra la gente uscirne un raggio più spaventevole della cometa scomparsa, e giura che arde le carni su le quali si posa.
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