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      La faccia ha bianca, e per la faccia erra un sorriso; – ride la demenza perchè non sa piangere; – ride la disperazione perchè non può piangere; – di gioia veramente egli non ride; se poi l'Onnipotente gli abbia tolto il senno o la speranza, noi non sappiamo; – la scienza della polvere non giunge a distinguere i segni della passione. Tale apparisce Manfredi circondato dalla pompa reale: la clamide di porpora, ricamata d'oro e sparsa di gemme, gl'ingombra parte della persona; stringe con la destra lo scettro; la manca ha su l'Aquila di argento che porta tessuta nel petto: – s'ei lo fa per reprimerne il volo, lo tenta invano: – sta scritto nel libro dove nè per minaccia nè per preghiera lo Inesorabile cancella, che l'Aquila sveva deva abbandonare per sempre la terra di Napoli.
      Alla destra del Re siede il Conte Rinaldo di Caserta della famiglia di Aquino, sì come Gran Contestabile della Corona: sopra il suo seggio si vede lo scudo portante l'arme di sua casa, che a que' tempi faceva tre bande rosse e tre bande d'oro cascanti da destra a sinistra inquartate, con un lione rampante, da metà in su d'argento in campo rosso, in giù rosso in campo di argento. Veste egli la cappa di porpora foderata di armellini, copre la testa d'una berretta di seta rossa, e tiene tra le mani la spada reale, insegna del suo ufficio: dimentico della gente che lo circonda, dimentico di sè stesso, si affissa sul volto di Manfredi per ispiarne il dolore; s'egli godesse, o sivvero si disperasse della costanza del Re, non dimostrava al di fuori, imperciocchè stesse immobile come cadavere.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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