Disposte sì come abbiamo narrato le principali cariche della Corona, occupava la rimanente sala del Parlamento il volgo dei nobili, non già alla rinfusa, ma secondo la dignità dei sedili loro: e questi sedili, per chiunque avesse vaghezza di sapere che fossero, erano vastissimi portici aperti, dove da tempo immemorabile i Baroni delle diverse contrade si convocavano per trattare di affari pubblici e privati, o sì per diporto. Allorchè il Conte di Provenza scese in Italia alla occupazione del Regno se ne noveravano ventinove, sei dei quali maggiori, ventitrè minori: primo in prerogative era il Sedile Capuano, così detto per trovarsi presso alla casa del Re: secondo del Nilo, per una statua antica di questo fiume che avevano collocato nel mezzo del portico; terzo quello della Forcella, perchè presso alle forche; quello della Montagna era il quarto, essendo nel luogo più alto della città; pure tra i maggiori si consideravano i Sedili di Porto e Portanuova: i rimanenti passano innominati. Maravigliose a vedersi erano le ricche vesti, i giubboni di broccato, i mantelli, quale foderato di vaj, quale di zendadi verdi, rossi o rosati; aggiunge la Crona
ca il nome di alcuni altri abiti, dei quali le memorie non ci hanno conservato la forma, come cipresi, tuni, e cioppe; maravigliosi i gioielli, le catenelle e le cinture di oro o di argento, che lavorate con quanto di più ingegnoso sapessero inventare le arti in cotesta età, e tempestate di diamanti, valevano talvolta mille e più once; ma più maraviglioso a considerare era, come in tanta ragunanza di gente, per natura loquacissima, non s'intendesse il più leggieri susurro; parevano ombre di morti costrette dagli scongiuri del negromante a comparire su quella terra, che da lungo tempo ne ha disfatto i cadaveri.
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