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      Spergiuro!
      lo minaccia da tergo un Cavaliere affatto coperto di maglia "se non mi tenesse il rispetto dell'altare, che tu hai polluto, e quello della Serenità del Re Manfredi, io ti darei d'un coltello pel mezzo del cuore; – alzati.... dinanzi al mio Re, dinanzi a voi altri, onorati Baroni, accuso costui, Anselmo Conte della Cerra, colpevole di crimenlese, e traditore del Regno."
      Tu te ne menti per la gola!
      – comecchè sbigottito dal caso rispose incontanente Anselmo della Cerra.
      Ioriprendeva il Cavaliere, volgendosi a Manfredi, "costituito nella presenza della Serenità Vostra, con buona grazia e licenza affermo, che Anselmo Conte della Cerra qui presente è traditore. Egli ha tentato dare ai vostri nemici la terra vostra in danno e vilipendio di voi, dello Stato vostro, e con pessimo esempio di tutti i vostri vassalli; si è adoperato nella infame opera con ogni suo ingegno e forza; e quantunque infiniti concorrano gli indizii per chiarire con certezza la mia accusa, mi restringo a produrre questa carta, che per certo di per sè sola sarà sufficiente."
      Porgeva assai circospetto la carta al Re, il quale aveva riconosciuto il Cavaliere per quello stesso, che nella sera antecedente andava a scoprirgli la congiura: era la carta una minuta di lettera che il Conte Anselmo divisava mandare a Carlo di Angiò, nella quale gli magnificava i suoi servigii, e molto maggiori dei già fatti di farne prometteva; solo si rammentasse di lui; all'ultimo toccava, tutti i rimanenti Baroni congiurati essere una mano di stolti, che, dove egli non fosse, andrebbero di per sè a riporsi tra le mani di Manfredi; non pertanto non dubitasse, ch'egli saprebbe dominare gli eventi e resistere alla fortuna; per così savio e generoso signore spendere volentieri l'opera della mano e l'ingegno; spenderebbe anche la vita, dove l'occasione lo avesse voluto; – e così continuava con parole, parte lusinghiere, parte piene di cupidigia, tutte vili.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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