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      – Profferite queste parole, salutò con cenno cortese i ragunati Baroni, e scomparve col Conte Lancia per una porta della sala.
      Rinaldo,
      parlò il Conte della Cerra, cogliendo l'occasione di accostarsegli, quando camminavano alla volta dello steccato fuori delle mura di Benevento; "Rinaldo, voi avete veduto con quanta costanza io vi abbia salvato la vita; adesso ragione vuole che voi facciate alcuna cosa per salvare la mia."
      Io bene pensava a questo, Anselmo; state di buon animo.
      Ditemi il come, Messere, perchè sta in mia mano perdervi tutti....
      E voi stesso con noi però....
      Non vuol negarsi questo: ma che dice il proverbio, Conte? mal comune mezzo gaudio; e poi chi vede la fine? da cosa nasce cosa....
      Voi parlate saviamente, Anselmo; uditemi: adesso bisogna non isbigottirci per nulla; state saldo, parate i primi colpi, chè per essere voi coperto di piastra, di leggieri lo potete; allora susciterò scompiglio nel campo, farò ammazzare il vostro avversario, che se mal non vedo, dovrebbe essere....
      Il figlio della vostra consorte.... è certo.
      Sia: e voi fuggire....
      Chi mi assicura che voi lo farete?
      Come posso assicurarvi, Anselmo? non ho condotti già io questi tempi, nei quali uomini senza fede è di mestieri si affidino sopra la mutua lor fede.
      E proseguivano; se non che in questa giunsero al campo. Rinaldo, chiamato il Capitano della gente d'arme. segretamente gli commetteva, desse ordine ai soldati di disporsi in quadrato; badassero bene che nessuno passasse la fila, finchè l'uno o l'altro dei combattenti non fosse morto, o abbattuto: e se persona l'osasse, senza rispetto al mondo la uccidessero; avvertisse che quanto gli comandava fosse eseguito sotto pena del cuore.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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