Il vecchio congiurato vedendo non potere entrare, nè essendo fino ad ora riuscito a parlare con Rinaldo, tanto spinse che gli si accostò, e presolo pel lembo della cappa lo costrinse a voltarsi.
Che volete?
– interrogava severo il Conte.
Conte, rammentatevi che secondo le regole non dovrebbe vivere...
A questo penso io; così voi aveste pensato al vostro incarico!
Il vecchio stava per rispondergli; ma Rinaldo gli volse le spalle, e si cacciò dietro la bara di già entrata in palazzo.
Rinaldo solo accanto al letto dove giace il ferito gli conta i momenti di vita, e vedendo come ella di punto in punto si consuma, resta di affrettarne la estinzione: a un tratto però, mentre il giacente raccoglie con lungo anelito nel polmone maggiore quantità di aria, che egli crede per l'ultimo sospiro, dato un gemito profondo, rinviene.
Anselmo, amico mio, come vi sentite voi?
Anselmo, aperti gli occhi, conosce il Caserta, e mormora tra sè: – "Ora sono perduto davvero."
Io sono Rinaldo, Anselmo.... perchè vi dite perduto?
Satana sta al capezzale... aspetta l'anima al varco... egli ha ragione... è cosa sua... io ho ben veduto che voi siete il Caserta...
O amico mio, Dio sa se forte m'incresce del vostro male...
Lo so, – amico, – lo so.
Io perdo il più fedele...
Che parlate voi? ma che devo morire? sono io così presso alla morte...?
Siete.
Oh! allora, in carità, mandate per un confessore, che venga presto.
Un confessore! E che volete voi fare del confessore?
Chi mal vive, mal finisce... pure una speranza in Dio....
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