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      Minacciano!
      mormorò Rinaldo, e, stretto di nuovo il pugnale si guardò attorno con ciglia severe; "ma qui non vedo alcuno," aggiunse guardando il cadavere "nè mi vi rimane a fare più nulla." – Poi avviluppò il morto nelle coltri e si allontanava co' passi del peccato. Giunto al capo della scala gli si parò dinanzi il Re, che scortato da molti cortigiani veniva a visitare il ferito, onde súbito facendoseli incontro gli disse: "Messere lo Re, avete fatto il viaggio invano."
      Perchè questo, Conte Rinaldo? come sta il ferito?
      È spirato.
      Spirato! Era la piaga così mortale che non gli abbia lasciato un'ora di vita?
      O signor mio, ell'era spaventosa, gli ha tagliato più che mezza la gola; – le ultime sue parole sono state ch'io vi chiedessi perdono per lui...
      Dunque egli mi tradiva?
      E' pareBuon per lui, che mi ha risparmiato il cordoglio di mandarlo alla forca...
      Salvo vostro onore, Messer lo Re,
      interruppe il cortigiano che aveva consigliato il duello con la religione "dovevate dire al taglio della testa, perchè a norma delle costituzioni del Regno, tale è il privilegio dei nobili."
      Manfredi sorrise; e il Caserta pensò: – ti ho risparmiato il cordoglio di uccidere Anselmo, ma ti ho tolto il piacere di uccidere me e i miei compagni, – questa tua gioia mi piace. –
      Il Re, conoscendo la sua venuta vana se ne tornò palazzo dove tra le altre cose ordinava al Caserta ai seppellire segretamente il cadavere del Conte della Cerra.
      Nel più buio della notte, due vassalli portando una bara e una torcia di resina, che rischiara il sentiero di luce vermiglia, si accostano alla porta di Benevento, chiamano la guardia che sonnacchiosa si leva, ode una parola, e brontolando abbassa il ponte, e lascia passare.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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