Confortato il corriere di breve riposo, cominciava dolente: "O Re Manfredi, male nuove vi porto."
Già corre gran tempo, che non ne aspetto di buone.
– E così parlando Manfredi pose il gomito sopra la sella del suo destriere, e nella palma della mano lasciò declinare la testa.
Grande sventura sono per narrarvi, mio Re.
E noi siamo apparecchiati ad ascoltarla: narrala.
I Provenzali hanno passato il Garigliano...
Che! – Tu te ne menti.
Così piacesse alla Santa Vergine, e a San Germano, che voi mi aveste giustamente mentito, chè io non vi chiamerei per questo in isteccato.
Perchè hanno combattuto? non avevano ordine di schivare la battaglia? Ecco, chi a adopra l'arme senza consiglio, le depone con danno... costoro mi sono debitori di questo sangue sparso...
O signor mio, che parlate di sangue? un vituperio eterno ha contaminato l'onore dei Baroni del Regno.
Come!
Carlo passò senza colpo ferire.
Dio!...
– proruppe con altissimo grido Manfredi, e il rimanente digrignò fra i denti, e alzò la testa, e così duro colpo sferrò su la groppa del destriero, che questo si mosse per fuggire: ma egli gli cacciò la destra dentro la criniera, e con forza convulsa lo costrinse a stare: quindi interrogò il corriere: "Dove è il Caserta? – dove andò il Lancia? Questa è la fede dei congiunti? Sopravvissero essi a tanto obbrobrio? Se sopravvissero.... io lascio loro, per pena, la vita."
Ahimè, Messere! che vi ha tradito il Caserta.
Chi? – Caserta? Hai tu nominato il Caserta? Perchè mi ha egli tradito? Che gli aveva io mai fatto?
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