Il corriero, che non aveva avuto più animo di muovere labbro, ricevuto espresso comando, riprendeva così: "La sera del giorno quarto di febbraio le nostre vedette tornando di tutta carriera, ci avvisavano stessimo all'erta, perchè cominciava a vedersi la vanguardia nemica: già non faceva mestieri di avviso, che il Conte Lancia vigilava incessante, e confortava i soldati con le parole e con l'esempio a bene operare: intanto apparve una schiera di Carlo, poi un'altra, e un'altra ancora; la notte c'impedì di scorgere la venuta delle susseguenti; per quello che ne apparve, prima e dopo che si fu partita la luce, non pensavano a dare battaglia. Era già passata la prima ronda, ed io me ne stava in guardia della tenda del mio signore, Conte Giordano, allorchè un uomo armato s'incamminò alla mia volta: tesi la balestra. e domandai: – Chi viva? – Viva Svevia, – rispose il Cavaliere, – va, sveglia il Conte Giordano, chè ho da parlargli. – Non vi ha mestieri svegliarmi, – rispose il mio signore, – affacciandosi all'apertura, perchè tristo è il vassallo che dorme quando il suo Re sta in pericolo; parlate, Contestabile, ch'io vi ascolto. – E venne fuori: e quivi al sereno, chè il cielo era placido, e non soffiava un alito, cominciava il Caserta: – Giordano mio, se voi, come non dubito, amate il vostro Re di quello amore che l'amo io, ho pensato che voi non impedirete un mio accorgimento pel quale di sicuro distruggeremo lo esercito del Provenzale. – Rispose il Lancia, lo aiuterebbe molto volentieri, nessuna cosa stargli più a cuore quanto la salute del Re, gli esponesse il trovato; per quanto era in lui, lo metterebbe in opera con infinita allegrezza.
| |
Conte Lancia Carlo Conte Giordano Viva Svevia Cavaliere Conte Giordano Contestabile Caserta Giordano Provenzale Rispose Lancia
|