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      – rispose la Regina con nuova domanda.
      Con me! a perigliare in mezzo delle armi, tra la rabbia di soldati inferociti, tra il tumulto delle battaglie, tra le morti... la fuga?
      – e questa parola gli fu come spinta alla bocca, e volendola ritenere gli morì su le labbra.
      Staremo noi dunque lontani dal tuo aspetto a inaridirci nella incertezza più affannosa della stessa sventura, a morire di dolore? Chi fia, che ti consoli senza di me? Se, e Dio nol voglia, tu rimanessi ferito, che si direbbe pel mondo della Regina Elena? una mano straniera ha medicato le piaghe del figlio di Federigo, perchè la sua consorte dimorava lontana dal campo. Ho io tanto mal meritato di te, che tu vogli contaminarmi di così vituperevole onta?
      Ma tu lo vedi, noi siamo per partire, nè voi potete seguitarne in sella; come trasportarvi? Pochi momenti possono precipitarmi dove non... si può risorgere.
      Oh! non darti pensiero di questo; ho provveduto: vedi, non sono quelle lettighe?
      In verità voi impedirete la corsa.
      No: tu va innanzi, nè aver cura di chi succede; non volgerti nemmeno indietro, noi ti seguiremo da lontano, – ci basterà la vista....
      M'impedirete il ferire....
      Ti mostrerò anzi, non dubitare, prima che tu corra in battaglia, questo tuo Manfredino....
      (Il Re si curva, impone ambedue le mani sul capo del suo figliuoletto, ed esclama: "o mia speranza!") "e ti dirò che tu lo salvi, ch'è sangue tuo; che nol risparmieranno i tuoi nemici, se cedi...."
      Cedere io? quando ha ceduto Manfredi? quando, donna, ti tornò il tuo consorte dinanzi in sembianza di vinto?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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