Il Conte ha veduto il mio sangue, egli mi ha coperto di polvere, nè posso perdonargli: ben se tu vuoi posso per settemila anni dare il mio spirito a Eblis, perchè lo tormenti a sua posta; bene pel tempo che Allah condanna i prevaricatori strascinare per tutta la Gehenna la catena dei settanta cubiti attraverso lo zolfo, e le fiamme, ma io non posso perdonare al Conte perchè mi ha coperto di polvere97.
Rimetti, Amira, nel tuo Re la querela; te ne prega Manfredi.
Io l'ho rimessa al taglio della mia scimitarra:
e la trasse luccicante dal fodero mettendola sotto gli occhi di Manfredi "chiedigli ch'ei te la ceda; se ti risponde, è tua."
Jussuff, noi lo vogliamo.
Lo vuoi? Ebbene, fa che domani in questo turbante mi sia presentata la mano che mi percosse con una carta tra le dita che contenga la supplica del perdono; io te la rimanderò suggellata del mio sigillo; allora io mi chiamerò soddisfatto, e lascerò la querela.
Questa è sevizie affricana, nè il nostro Regno andrà contaminato da tanta barbarie. Or via, Jussuff, da che non vuol rimettere in noi la querela, piacciati almeno differirla.
Differirla? Sai che sta scritto nel libro del Sapiente? – Quando il trave comincia a guastarsi, e tu lo muta; altramente cadrà sul tuo capo, e su quello della tua famiglia; – se lascerai che il sangue si posi sulla piaga, la morte terrà il frutto della tua negligenza; – dormi su l'offesa, e diverrai degno che l'offesa dorma sopra di te.
Dunque va, servo fedele; incita alla strage Saraceni e Cristiani; schiudi di tua mano le porte, e conseguaci al nemico: già in questa terra medesima un empio Amira trucidò innanzi gli altari il glorioso fondatore San Bertario; tu rinnuova il fatto nefando, chè io non sarò meno innocente, nè tu meno scellerato.
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