– ed aveva trovato su la corteccia inciso i nomi degli innamorati, e traendo il pugnale, sopra quei nomi con mano tremula di anni e di gioia aveva impresso il suo, quasi mano imposta per benedirli: – povero padre! – Gente mercenaria e straniera lo composero dentro la bara, e il suo castello ebbero i consorti, che la vicina parentela in nessuno altro modo seppero dimostrare al trapassato, se non che coll'escludere i congiunti più lontani dalla eredità. – Forse fu compassione del giovanetto, – forse paura della propria esistenza, che vinse i Francesi sul limitare della mal varcata postierla; volge la testa il conte Carlo, li conosce atterriti, e: "Parvi" esclama "sia questo passo da non pagare gabella? è soddisfatto il pedaggio, andiamo avanti sicuri." – Dio eterno! ridevano, e lieti calpestavano il corpo del trafitto fratello.
Superata la porta, mancava a vincere la saracinesca: riprincipiava lo strazio, chè i Pugliesi traverso le fessure scagliavano dardi senza posa, e i Francesi non avevano balestre da rispondere; si arrovellavano intorno ai pali, e di così rabbiosi fendenti li colpivano, che dove non fossero stati foderati di rame, rotti in mille stiappe, avrebbero dato l'ingresso: ma il rame resisteva all'impeto; i vani conati accennavano quello essere disperato travaglio, che non poteva, se non con tempo e pena infinita, condursi a buon termine.
Si aggiungeva a smarrirli altra avventura: i Vandamme, Stoldo dei Rossi, e lo scarso avanzo dei compagni, fuggivano a dirotta verso la porta; quando vi furono vicini di circa venti passi, veduta la saracinesca calata, conosciuti i compagni, vergognando di essere stati côlti in quell'atto di fuga, sapendo ogni via di salute chiusa, si misero in abbandono del corpo, e urlando ferocemente si avventarono contro gl'inseguenti: – e' fu indarno; sopraggiungeva tempestando Manfredi, da ogni lato sboccavano feritori, e facevano pressa all'intorno.
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