Rispondeano volere serbarsi fedeli a Manfredi, non temer la morte, sì bene spaventarli il vituperio. Corrado esclamava commosso: "Protegga il cielo, a cui piacciono i generosi fatti, la valentia, e fedeltà vostre." Quindi rinforzava le porte, disponeva i soldati, e commettendosi intero ai voleri della Provvidenza, sovente a lei si raccomandava. Fatto quanto conveniva a savio capitano, si conduceva dalla Regina. – Vacillava il servo fedele salendo le scale, piangeva, e giungendo le mani di tratto in tratto, tra i sospiri prorompeva: "O casa del nobile Manfredi, in quanto abbassamento caduta! " Alle damigelle, e ai fanti, che gli si paravano sul cammino, e gli domandavano ansiosi: "Che nuove, Messere?" rispondeva: "Raccomandatevi a Dio; " – e passava oltre. Giunto alle stanze della Regina, si fermò, terse le lacrime col rovescio delle mani, e bussò sommesso: gli apriva Gismonda; entrava Corrado ostentando fermezza, ma quando vide la famiglia del suo signore, non potendo frenarsi, dette in uno scoppio di pianto, e s'inginocchiò a piè del letto dove giaceva la Regina.
Che è questo, Gran Cancelliere?
– domandava la nobile Elena.
Madonna, la terra è presa....
Presa! – e Manfredi?
Corrado non rispondeva. "Vergine gloriosa! sarebbe egli morto?"
Morto!
– gridarono a un tempo Yole e Manfredino.
Morto non so, Madonna.... e vivo nemmeno.... pure per noi è morto perchè non ci soccorre.
Avrà abbandonato i dieci per salvare i cento. Rimane scampo nessuno, Cancelliere?
Nessuno. – Or che faremo?
Gismonda!
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