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      con voce altera chiamò la Regina "portatemi la clamide reale, e la corona."
      Le furono portate; se ne ornò le spalle e la testa, dipoi scese dal letto, si compose con bel decoro sopra un sedile, si pose i figli a destra e a sinistra; quindi parlava a Corrado: "Vedete, Cancelliere, quello che a noi rimane sappiamo, – morire da Regina; se noi fossimo Cavaliere, non avremmo dimandato a persona quello che dovremmo operare."
      Nobile Madonna, non parlate così, chè a me, e ai miei ho provveduto secondo i termini dell'onore: solo sono venuto a ricercarvi, se a voi fosse nota alcuna segreta uscita per mettervi in salvo, e ad avvertirvi che mentre noi difenderemo la porta del palazzo, voi, e i vostri figli, fuggiate dalla rabbia nemica.
      Noi non conosciamo mezzo alcuno di salute: e quando anche lo conoscessimo, dovrebbe bastare per tutti, o per nessuno.
      Magnanima! Addio dunque, mia dolce signora: state pur sicura che a voi non verranno i Francesi se non per questa via,
      e si toccò il petto. "Piacciavi intanto ch'io possa esser degno di baciare per l'ultima volta la real destra, e assicurarmi della grazia vostra, se mai feci cosa che tornasse in dispiacere alla Vostra Serenità; – del resto rammentatemi nelle vostre orazioni."
      Tolse in collo Manfredino, lo baciò su la fronte, e riponendolo in grembo alla madre, supplicava con devoto fervore: "O Gesù per noi crocifisso, fa che il tuo servo possa salvare questo innocente fanciullo! – Sentite, sentite, l'assalto è già cominciato, bisogna ch'io vada. – Svevia!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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