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      – Che le ha egli detto? forse l'ha toccata con qualche breve di magia?... non so; ma ella gli si avventa al collo dimentica del verginale decoro, sì come donna innamorata; egli la stringe col manco braccio alla cintura, e levatala da terra se la porta dietro Manfredi. Qualunque fosse la passione che in quel punto agitava Yole. non valse però a vincere in quell'animo gentile la cortesia per la quale andava famosa su tutte le damigelle d'Italia; quindi è che non anche toccava la soglia della stanza, che volse la faccia, e parlò: "Dov'è Gismonda?"
      Eccomi!
      rispose la damigella, che tratta da un altro Cavaliere le camminava vicina; "io vi vengo dietro, mia dolce signora." – Yole le sorrise, e parve contenta.
      Scendendo le scale, il Cavaliere che teneva per cimiero la Lupa, scorgendo il Re impacciato nel portare la Regina e il figliuolo, gli favellava: "Monsignore, così non potete durare."
      O come ho a fare io?
      Datemi il figlio.
      Il figlio! tu vuoi il figliuol mio? s'io te lo do, lo riporrai sano e salvo nelle braccia paterne?
      Spero.... almeno egli non morrà prima di me.
      Prendilo dunque!
      – e glielo porse. Il robusto Cavaliere lo sollevò con la destra, e siccome il fanciullo nel distaccarsi dal padre menava un lamento, lo rampognò così: "Non piangono i figli dei Re." – Allora Manfredino si tacque, e il Cavaliere se lo adattò sul braccio sinistro dicendogli: "Tenetevi stretto al mio collo:" – la qual cosa avendo egli fatta, lo ricoperse con lo scudo per modo, che da nessuna parte poteva essere offeso.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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