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      Ora che vi pensiamo, in questa notte stessa ci si offerse agli sguardi uno di vostra gente, Messer Ghino, che più volte ne ha sovvenuto di consiglio, – che uccise a Benevento un traditore, – sì certo, era desso: – Yole, dov'è il Cavaliere che vi ha menato in groppa?
      Yole declinò la faccia, forse per celarne il rossore, e rispose: "Ei si partiva."
      Se il Cavaliere ama restarsi celato, sarebbe scortesia volerlo conoscere; non pertanto abbia le nostre grazie, e voi, Messer Ghino, preghiamo di fargliele note; ditegli ancora, che se guiderdone di onori, o di facoltà, può in parte sdebitarci dell'obbligo che verso lui professiamo, un desiderio della vita di Manfredi è di mostrarglisi grato.
      Più a lungo sarebbonsi tratti i colloquii; e tuttavia favellando gli avrebbe côlti il mattino, così grande diletto ricavava l'uno dall'altro, se in quell'istante la Regina, aggravandosi, come stanca, sul braccio di Manfredi, non gli avesse rammentato che quivi erano discesi per riposarsi; però egli si tolse il mantello, e stesolo sul terreno vicino al fuoco, con un mesto sorriso lo additava alla nobile Elena, e le diceva: "Qui giaci, Regina: oh! il giorno in che tu fosti assunta sposa al reale mio talamo, tu non pensavi, infelice! che avresti passato una notte di dolore sopra il nudo terreno: – chi te lo avrebbe detto! un ciel sereno pareva dovesse essere la tua vita; e se tra tante immagini di contento balenò al tuo pensiero l'ora solenne della pace, certo tu la vedesti splendida come il tramonto di un sole di estate.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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