Mio dolce consorte, dal Signore si diparte la gioia, dal Signore lo affanno, ed io ho benedetto sempre i suoi santi voleri.
Soffrire è la virtù della bestia da soma; nondimeno grande pietà sarebbe stata quella di concedermi o meno angoscia, o più pazienza: ma tu, Regina, insegnami come fai a sopportare, senza maledire il tuo nascimento.
Abbi in pensiero che la Provvidenza vive di giustizia; misericordiosa è se ti consola, più profondamente misericordiosa se ti travaglia; l'angoscia patita sarà tanta via che troverai aver fatto verso il Paradiso, ogni spasimo un passo pel quale ti avvicini al principio di tutte le perfezioni.
Riposate, Elena; ormai veggo ch'è tardi per me apprendere sì fatte dottrine: il dolore sopprime la fede, almeno entro il mio spirito: – a tempi più tranquilli serbo di chiamare alcun sacerdote sapiente.... Ridete, messer Ghino? – e che pensate sia alchimia un sacerdote sapiente? Il mio Regno ne conta adesso, che la stagione corre contraria, meglio di cinquemila; or non volete che questo capitale renda l'uno per le cinque migliaia? Sì, in verità, io voglio restringermi seco, e disputare intorno questa teologia.
Manfredi aveva in mala parte interpretato il riso di messer Ghino per insolentire contro coloro, cui egli chiamava suoi nemici: questi non rispose parola, ma toltosi il mantello dalle spalle, lo piegò a più doppii, e dipoi, curvatosi sul luogo in che si apprestava a giacere la Regina, parlò: "Nobile Madonna, ruvido è questo panno, nè per nulla conveniente alle vostre membra delicate; nondimeno se di tanta grazia lo volete far degno che possa sopportarvi il fianco, io vi giuro per la fede di Cristo che appartiene a Cavaliere onorato.
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