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Bello è il riposo della vittoria, più bello il mattino salutato dal cupido pensiero dell'acquisto. Il destinato Carlo appena vede diradarsi le tenebre, chiamati gli scudieri, si fa allacciare la più grave armatura; mille volte li rimprovera della lentezza loro, ed egli con la sua impazienza dà cagione alla dimora; alla fine esce armato; lo antiguardo lo aspettava su la piazza in punto di mettersi in cammino; accolto con iterati applausi, risponde modesto: "Non abbiamo anche vinto."
Gli ordini sono trasmessi, il muoversi cominciato: Carlo perseguita il suo emulo con la cupidigia del falco pellegrino, che ben egli sapeva, spesso la fortuna cangiarsi per un'ora d'accidia, – e i suoi invincibili su quei primi bollori; – non prese la strada di Capua, come troppo lunga; se ne andò a Venafro, dove, conoscendo che i fatti incomportabili commessi a San Germano gli alienavano i Napolitani, ed anche con istanti rimostranze ammonito dal Legato apostolico, volle riparare al fallo: accolse pertanto con lieta fronte i Sindaci della città, e li rimandò con parole amorevoli; – andassero, – impose loro, – e dicessero ai cittadini, lui essere venuto per ristorare la religione, e per vendicarli: – poi si condusse a visitare le ossa di Santo Nicandro martire, dalle quali ogni anno scaturisce un chiarissimo liquore chiamato manna; – veramente quando egli le visitò, il tempo del miracolo era scorso; nondimeno, tanto seppe il Conte di Provenza pregare il Legato Pignattelli, e il Pignattelli i Monaci, e i Monaci il Santo, ch'ei fu contento per quella volta di rinnuovarlo fuori di stagione.
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