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      – Poi senza attendere risposta si volse ai figli, e gli abbracciò, e li baciò:
      Voi sarete felici, spero; se però la fortuna statuisse altramente, sovvengavi in ogni caso voi esser nepoti d'Imperatore, figli del nobile Manfredi; l'unico insegnamento che un Re vinto può dare ai suoi figli per ben condurre la vita è di saper morire; una, voi lo sapete, è la via per cui si viene alla luce, perchè una la cagione del vivere; innumerabili quelle per le quali si fugge, perchè innumerabili le cagioni del morire; se la natura ci aggravò di travagli, ne concesse anche il modo di deporli: non temete la morte; bugiardo è chi l'afferma terribile; più l'uomo le si avvicina, meno gli apparisce repugnante; al punto di abbracciarla, par bella; serbate, miei figli, i vostri giorni contro la persecuzione, contro la miseria, ma non obliate che il cielo ha fatto un asilo contro la infamia – sotterra..." Piangevano tutti; Manfredi gli sogguardò amoroso, e soggiunse: "In questa guisa dunque voi date animo al vostro Re per la vicina battaglia? Conviene accompagnare col pianto un guerriero al pericolo? In verità vi giuro, che avanti che sia molto coteste lacrime bagneranno le gote alla donna del Provenzale.... Ma se il destino.... Oh dove sei, mio fedele Benincasa!
      Mancano fedeli alla vostra sacra persona?
      esclamò avanzandosi con passo sicuro il medico del Re, chiamato Giovanni da Procida; "se il mio Re vorrà onorarmi dei suoi comandi, per quanto basta la vita, io giuro adempirli."
      Figlio generoso di generoso padre, noi non dubitiamo della tua prodezza; se tu avrai il senno del Benincasa, oltre il nome, e il sembiante, non sapremmo qual differenza sarebbe tra voi; pure tanto mi giunge gradita la tua offerta, che noi vogliamo, sebbene giovane, affidarci a te solo: se il fine del nostro regno è fisso lassù, se la stirpe di Federigo non deve più reggere le terre di Sicilia, tu condurrai in salvo la moglie, e i figli nostri, a Lucera, o meglio a Manfredonia.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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