Finalmente nell'anno 1059 furono composte in pace queste contese nella città di Melfi, e Benevento fu restituita alla Santa Sede, per esserle tolta di nuovo nei tempi successivi. Il maggior danno però che soffrisse la straziata città venne da Federigo II, il quale nel 1242, dopo averla sottomessa, ne spianava le mura. Ella portava impressi i segni della ferocia e della ambizione di coloro che l'avevano conculcata prima, poi scelta a dimora; era il suo aspetto medesimo la storia delle sue vicende, chè presso a lei si ammirava un arco trionfale di marmo pario eretto a Traiano per la strada ordinata a sue spese da Brindisi a Roma; – parte delle mura non demolite da Federigo mostravano la strana foggia di architettare portata dai Settentrionali in Italia; le nuove riparazioni, e le otto porte costruite per comando di Manfredi, – il risorgimento delle arti. Il castello fondato dalla Chiesa per istanza del Governatore pontificio, inalzandosi con le brune sue torri su la città, avvertiva, o forse avverte ancora al viatore, qual fosse in quei tempi la solenne maestà dei successori di San Pietro.
Il Conte di Provenza più la guardava, più gli pareva degna di essere conquistata; la circondò molte volte degli occhi per iscoprirne il debole nel quale far breccia, e tentare l'assalto; la conobbe munita con tanta maestria di guerra, che impossibile cosa fosse espugnarla per forza; – gemè, si volse a considerare la sottoposta valle; – spaziosa compariva, e degna di combattervi campale battaglia; i fiumi Calore, e Sabato, confuse le acque alla estremità di Benevento, l'attraversavano, e un ponte magnifico dava il passo dall'una all'altra sponda: domandava come avesse nome la pianura, – gli rispondevano: – Santa Maria della Grandella.
| |
Melfi Benevento Santa Sede Federigo II Traiano Brindisi Roma Federigo Settentrionali Italia Manfredi Chiesa Governatore San Pietro Conte Provenza Calore Sabato Benevento Santa Maria Grandella
|