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      Tutto è guerra nel mondo: pure la fiera divora, e si rinselva; noi (non so se più stolti o ribaldi) osiamo vantarci della strage, e la diciamo vittoria, e ne rendiamo grazie all'Altissimo, quasi per averlo compagno dei nostri delitti. Piove la rugiada del cielo ugualmente pietosa su i cadaveri dei Pugliesi e dei Provenzali; ed io per me quando considero la rugiada principiare e conchiudere il giorno, penso che pianga la Natura sopra la sciagurata generazione della polvere.... Oh fosse almeno un giorno esaudito quel pianto! – Tutti hanno abbandonato i caduti sul campo; cerca il vinto coll'ansia del terrore un asilo alla vita, che sottrasse alla spada nemica; il vincitore si affaccenda a bere nelle tazze la dimenticanza del fratello trafitto; dimani gli pregherà riposo, e gli darà sepoltura; intanto – morti co' morti, e' pensa di godere.
      Avvolto entro una cappa di panno nero, scende un uomo dal colle della Pietra del Roseto, e volge i passi alla pianura di Santa Maria; lo precede un grosso mastino, che stringendo tra i denti un lampione gli rischiara la via; l'abito lo accenna per un santo Frate, la faccia tiene quasi che affatto nascosta nel capperuccio; tuttavolta dalla parte che mostra tu lo diresti lo spirito maligno che viene a godere del frutto della sua tentazione: con le braccia incrociate sul petto, senza recitare una preghiera, passa tra i morti, li guarda, li calpesta, e va innanzi. Forse da un'ora cercava sul campo di battaglia, allorchè proruppe infastidito: "E sì che me lo avevano giurato morto!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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