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      Soprastette alcun tempo, poi riprese a investigare; – colà dove maggiore compariva la strage, tra mezzo un cerchio di cadaveri orrendamente mutilati, premendo del piè la testa di un caduto, intendeva un leggiero lamento.
      Di poca carità! sei tu Cristiano! un Frate del Signore! e calpesti il capo del moribondo?
      Chi sei? M'inganna la speranza? Dimmi chi sei?
      Un uomo che muore.
      Il Frate si nascose maggiormente nel cappuccio, prese il lampione dalla bocca del cane, lo accostò alla faccia del giacente, e: "Sei Manfredi!" gridava con gioia bestiale.
      Fui Manfredi, ora sono un uomo che muore; oh! se prima di passare al tribunale di Dio, tu in carità, santo Frate, volessi....
      Parla, Re della terra, io godo in ascoltarti.
      Il cielo dunque mi ti ha mandato.... ma non chiamarmi Re; la corona che io assunsi col misfatto, l'Eterno me l'ha tolta con la morte. Vuoi tu udire la mia confessione?
      È il mio ministero: pure come speri placare la giustizia?...
      Intesi sovente che il maggiore peccato commesso da Caino fu diffidare della misericordia.... lascia a cui può la cura di perdonarmi, tu porgi l'orecchio.... ti condurrò nell'amarezza dell'anima mia per tutti i miei anni, accuserò al tuo cospetto le mie colpe, e tu mi rimetterai la empietà del peccato.
      Il Frate si pose a sedere sopra la terra, lo segnò della mano, susurrò un'orazione, e gli diceva: "Parla, Re, – io sono parato."
      Padre mio, Padre mio, io sto per accusarmi di un delitto che il cuore mi scoppia a pensarci.
      Abbi costanza: così tosto diffidi?
      No, spero.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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