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      ... Presero ad agitarsi le labbra dell'Imperatore, e a mormorare tra il sonno: – Corrado porterà la corona, ma la mia gloria è Manfredi, la mia mente.... il mio braccio.... – Povero padre! una voce mi susurrò nelle viscere, – e mi morsi le labbra in pena dello scellerato pensiero, e la contrizione si espresse con due grosse lacrime che mi sgorgarono sul volto.... Alzai la mano per isvegliarlo.... dormiva così tranquillo! e poi faceva di mestieri a un figlio per non commettere il parricidio che il padre lo guardasse? Non proseguiva. – La testa che può meditare la morte di cui l'ha generata è oggimai degna della scure in questa vita, dell'Inferno in quell'altra. – Il raggio del diadema mi lusingava più feroce di prima, mi vi struggeva dinanzi con ineffabile spasimo.... dopo un'ora di meditazione, il parricidio non mi parve tanto spaventevole.... la gloria e il potere mi abbagliavano come due Soli.... il misfatto appariva a guisa di un piccolo nuvolo per un cielo da per tutto sereno.... Dio non vidi, perchè indurato era il mio cuore.... vinceva il Demonio.... solo il sangue del padre su le mie mani rappreso.... l'estremo anelito.... il guardo, oh! il guardo del morente mi tratteneva. In questa intendeva nuovamente ripetere il mio nome: ben quella voce valeva a rompere l'orribile proponimento.... ormai giù nel precipizio della infamia, non volli ascoltare parola che mi rimuovesse.... stesi senza pensarvi la mano, ed ella si posò su la bocca paterna.... impedito nella respirazione, l'aere uscì a guisa di gemito soppresso.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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