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      Sovente menavamo querele perchè i nostri piivilegii in parte di potenza della tua Maestà si convertissero; adesso i beni in prima, poi le persone, siamo costretti ad offrire in preda del rigido straniero."
      Di Manfredi io non voglio esporre il miserabile fine con parole diverse da quelle che adopera il Cronista Villani, di tanto più veritiere, in quanto che essendo egli di parte guelfa ripone ogni suo studio in abbellire le generose opere di Carlo, e in onestare le triste: "Più di tre dì si cercò il corpo di Manfredi, nè si trovava; e non si sapea se fosse morto, o preso, o scampato, perchè non aveva portato armi reali in battaglia. Alla fine uno ribaldo di sua gente lo conobbe per più insegne di sua persona nel mezzo del campo, ove fu l'aspra battaglia. Trovatolo il detto ribaldo, il pose a traverso di un suo asino, e venía gridando: chi accatta Manfredi? Allora uno Barone del Re Carlo lo batteo forte di un bastone, e il corpo di Manfredi portò innanzi al Re, il quale, veggendolo, chiamati tutti i Baroni ch'erano presi, e domandatigli ciascuno, s'era il corpo del Re Manfredi, tutti temorosamente dissono di sì. Ma quando venne il Conte Giordano Lancia sì si diè delle mani nel volto piangendo, e gridando: Oimè! signor mio, che è quel ch'io veggio! signor buono, signor savio, chi ti ha così crudelmente tolto di vita! Vaso di filosofia, ornamento della milizia, gloria dei Regi, perchè mi è negato un coltello ch'io mi potessi uccidere per accompagnarti nella morte110? Onde fu molto commendato dai Baroni franceschi.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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