Allora Beatrice mi apparve bella di sventura; e volgendomi alla sua larva sconsolata, la supplicai con parole amorose:
Sorgi, infelice, dal tuo sepolcro d'infamia, e svelati, quale tu fosti, angiolo di martirio. Lunga riposa l'abominazione delle genti sopra il tuo capo incolpevole; e non pertanto reciso. Poichè seppi comprenderti, impetrami virtù che basti a narrare degnamente i tuoi casi a queste care itale fanciulle che ti amano come sorella poco anzi dipartita dai dolci colloquii, quantunque l'ombra di due secoli e mezzo si distenda sopra il tuo sepolcro.
Certo, questa è storia di truci delitti; ma le donzelle della mia terra la leggeranno: - trapasserà le anime gentili a guisa di spada, ma la leggeranno. Quando si accosterà loro il giovane che amano, si affretteranno, arrossendo, a nasconderla; ma la leggeranno, e ti offriranno il premio che unico può darsi ai traditi - il pianto.
Ed invero, perchè non la dovrebbero leggere? Forse perchè racconta di misfatti e di sventure? La trama del mondo si compone di fila di ferro. La virtù nel tempo pare fiaccola accesa gettata nelle tenebrose latebre dello abisso. Fate lieta fronte alla sventura; per molto tempo ancora siederà non invitata alle vostre mense, e temprerà il vostro vino col pianto. Quando cesserete di piangere voi sarete felici. E giovino adesso le lacrime e il sangue sparsi; imperciocchè il fiore della libertà non si nudrisca che di siffatte rugiade. La virtù, disse Socrate, in contesa con lo infortunio è spettacolo degno degli Dei.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Beatrice Socrate
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