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      Il padre si parò dinanzi al figlio e alla sposa schermendoli col proprio corpo. I gentiluomini si scansarono con fretta decente, come chi non vuole a un punto incontrare il pericolo, e non mostrar paura. Il curato poi si mise a fuggire.
      Il cane, seguendo suo istinto, si avventa contro il fuggitivo, lo azzanna per gli svolazzi della tonaca, e gliene strappa un lembo; e gli faceva peggio, se due staffieri correndo non lo avessero trattenuto a gran pena afferrandolo pel collare. Il breviario era rotolato per terra. Il povero prete traeva dolorosi guai; e, stretto dalla medesima smania che spingeva lo ebreo Sylock a gridare "la mia figlia! i miei danari!", esclamava:
      - La mia tonaca! il mio breviario! -
      Il cane infellonito abbaiava più forte che mai.
      Sopra la soglia apparve un vecchio. Questo vecchio era Francesco Cènci.
      Francesco Cènci, sangue latino dell'antichissima famiglia Cincia, annoverava fra i suoi antenati il pontefice Giovanni X, quel sì famoso drudo della bella Teodora, la quale per virtù di amore lo condusse vescovo prima a Bologna, poi a Ravenna, e finalmente lo fece papa. E come nel tempo, così era cotesta famiglia nel delitto vetusta; imperocchè, se la storia porge il vero, Marozia sorella a Teodora, intendendo torre a lei e al Papa amante il dominio di Roma, occupa proditoriamente la mole Adriana: invaso con molta torma di ribaldi il Laterano, uccide di ferro Piero fratello di Giovanni, e Giovanni stesso chiude in carcere; dove, o per veleno o altramente, rimase morto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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