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      Così empita di spavento e di terrore la casa tornò alla stanza, dove la natura, vinta dalla spossatezza, lo costrinse a breve sonno e interrotto. Quando si alzò era torbido in vista.
      - Ho fatto mal sonno, Marzio.... mi son sognato che stava a mangiare co' miei defunti. Questo denota morte vicina. Prima però ch'io vada a mangiare costà, bene altri, Marzio, bene altri mi avranno preceduto ad apparecchiarmi la tavola.
      - Eccellenza, sono giunte lettere dal Regno per cavallari apposta....
      Il Conte sporse la mano per riceverle. Marzio continuava:
      - E di Spagna col corriere ordinario; le ho messe tutte sul banco dello studio.
      - Bene: andiamo....
      E sorretto da Marzio, accompagnato da Nerone, si avviava allo studio.
      Sorgeva appena un magnifico sole di agosto, il quale tingeva in oro co' giovanetti raggi l'azzurro emisfero. Unica gloria, dacchè la viltà nostra ci ha tolto perfino quello, che sembrava a perdersi impossibile - il sentimento della nostra abiezione. Dio! Oh come grandi hanno da essere le nostre colpe e la tua ira, se nè pianto, nè sangue, nè nulla vale a fecondare sopra questa terra un fiore di virtù!
      Il Conte si appressò al balcone, e, fissato il maestoso luminare, mormorò detti segreti. Marzio, letiziato a tanta bellezza di cielo e di luce, non potè trattenersi da esclamare:
      - Sole divino!
      A queste parole gli occhi del Conte, per ordinario spenti, corruscarono a modo di baleno dentro una nuvola, e gli avventò contro al cielo. Se è vero che Giuliano l'apostata lanciasse contro il cielo il sangue, che gli scorreva dalla ferita mortale, deve averlo gittato come quel guardo, e con quella intenzione.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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