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      Secoli di oro, e mi smentisca chi può, volsero per Roma quando poterono vendersi i figli sanguinolenti.
      - Dunque?.. domandò il Santa Croce, sbalordito da cotesto impensato rabbuffo, lasciandosi cadere come disperato le braccia.
      Il Conte Cènci, pentito per non aver potuto reprimere quello sfogo impetuoso dell'animo suo, si affrettò a rispondere:
      - Oh! ma per voi è diversa la cosa.
      Il Santa Croce, confortato da quelle parole, e più dallo sguardo paterno che gli volse il Conte, accosta la sedia; e, sporgendo in avanti la testa, gli sussurra dentro le orecchia:
      - Aveva sentito dire... e si trattenne; ma il Conte, con maniera beffarda imitando i modi dei confessori, lo animava:
      - Via, figliuolo, dite su!
      - Mi avevano supposto che voi, Conte, come uomo discreto e prudente molto, eravate riuscito sempre... quando taluno v'infastidiva, torvi cotesto pruno dagli occhi con garbo maraviglioso. Versato nelle scienze naturali, voi non dovete ignorare la virtù di certe erbe, le quali mandano al paese dei morti senza mutare cavalli; e, quello che importa massimamente, senza lasciar vestigio di carreggiata sopra la strada maestra.
      - Certamente è mirifica la virtù dell'erbe; ma come vi possano giovare io non comprendo davvero.
      - In quanto a questo giova che voi sappiate, come la clarissima Principessa Costanza costumi prendere seralmente certo lattovaro per conciliarsi il sonno...
      - Bene...
      - Voi potete comprendere che tutta la quistione sta in un sonno breve, o in un sonno lungo; - un dattilo, o uno spondeo; una cosa da nulla, in verità - semplice prosodìa: - e lo scellerato si sforzava di ridere.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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