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      - Di che lavori, - di che persone andate farneticando voi? La matassa è vostra; a voi sta trovare il bandolo per dipanarla; badate che il filo non vi tagli le dita. Noi non ci siamo visti, e non ci dobbiamo più rivedere. Da qui innanzi io me ne lavo le mani come Pilato. Addio, don Paolo. Quello che posso fare per voi, e farò, sarà pregare il cielo nelle mie orazioni ond'egli vi assista.
      Il Conte si alzò per accomiatare il Principe; e mentre con modi cortesi lo accompagnava alla porta, andava ruminando fra se questi pensieri: - e poi vi ha taluno che sostiene, che io non avvantaggio il prossimo! Calunniatori! Maldicenti! Più di quello che mi faccia io è impossibile. Contiamo un po' quanti stanno adesso per guadagnare in grazia mia. Il becchino in primis; poi vengono i sacerdoti, che sono il mio amore; succedono i poeti per la elegia, e i predicatori per l'orazione funebre; seguita mastro Alessandro il giustiziere, e finalmente il diavolo, se diavolo vi ha. - Frattanto arrivati alla porta il Conte aperse l'uscio, e, licenziando il Principe col solito garbo pieno di urbanità, aggiunse con voce paterna.
      - Andate, don Paolo, e Dio vi tenga nella sua santissima guardia.
      Il Curato, udendo coteste parole, mormorò sommesso:
      - Che degno gentiluomo! Si vede proprio che gli partono dal cuore.
     
     
     
     
      CAPITOLO III
     
      Il Ratto
     
      Ma tutto è indarno: chè fermata e certaPiuttosto era a morir, ch'a satisfarli.
      Poichè ogni priego, ogni lusinga espertaEbbe e minacce, e non potean giovarli,
      Si ridusse alla forza a faccia aperta.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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