- E voi allora?
- Io scelsi il partito di chiederla in isposa...
- Non ci è rimedio: io avrei fatto come voi.
- Il mio parentado, appena venne avvertito del mio proponimento infuriò contro me, quasi fossi per commettere qualche gran sacrilegio; e chi mi chiamò a considerare la ingiuria del sangue, e chi la nobiltà della casa offuscata; taluno lo sdegno dei congiunti, tale altro la rabbia dei colleghi; sicchè con mille diavolerie mi hanno sconvolto il cervello in modo, che poco mancò che io non mi sia dato per perduto.
- Eh! la è faccenda seria; ed io avrei detto come loro....
- Ma quando Adamo zappava ed Eva filava dov'erano i gentiluomini?(7)
- Veramente; dov'erano? Io per me non lo so.
- Io vorrei che mi chiarissero in che cosa, noi gentiluomini, differiamo dai popolani. Forse noi non bagna la pioggia, o non riscalda il sole? Forse non ci toccano i dolori; la nostra culla non è circondata di pianto; il nostro letto di morte non è assediato dai singulti? Possiamo dire alla morte, come al creditore importuno, tornate domani? Dormiamo meglio l'ultimo sonno dentro un sepolcro di marmo, che il popolo sotto la terra? Io vorrei che mi chiarissero un po' se i vermi, prima di accostarsi a rodere il cadavere di un papa o di un imperatore, gli fanno di berretta dicendogli: si contenta, santità? si contenta, maestà? Il mio ducato semina, e raccoglie contentezze? Amore non toglie via ogni differenza fra gli amanti?
- Cosi è: Ogni disuguaglianza amor fa pari, dice il poeta. Qualche cosa di simile cantò con la solita eleganza il signor Torquato Tasso, nella sua favola boschereccia: ricordatevene Duca?
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Adamo Eva Torquato Tasso Duca
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