Il Prete, preso alla sprovvista, non sapeva da qual parte rifarsi; quel subito trapasso dal dolce all'agro lo aveva sbalordito: in oltre la ultima proposizione del Conte gli pareva mal sonante, ed eretica. Finalmente, come uomo a cui un buffo di vento sopraggiunga impetuoso a portar via le carte accomodate sul banco, parlò con tronchi accenti:
- Eccellenza... lei vede in me un prete... e per di più curato di campagna... La mia Chiesa rassembra proprio un crivello... l'acqua piovana scende giù dal tetto, e si mescola col vino delle ampolle... Un melogranato cotto in forno, a paragone della mia Canonica sdrucita, può figurarsi una pina verde... talora, quando piove, mi trovo costretto a starmi in letto coll'ombrello aperto, e non basta. Sa ella con che cosa mi tocca ad asciugarmi il viso?.. lo sa?
- No certo.
- Con Rodomonte.
- E ch'è egli questo Rodomonte?
- Il gatto della canonica; ma egli alla peggio la rimedia pei tetti; a me e a Marco, che non possiamo andare a procacciarcelo sul tetto, spesso manca il desinare e la cena; ed io sospiro, e Marco raglia. - Ho una tonaca sola... o piuttosto, come dice Cremete negli Autontimerumeni, ignaro se il suo figlio tuttora viva, - non saprei più dire se io l'abbia, o se io non l'abbia: - veramente ella era lustra da potermivi guardare dentro; ma alla fine con qualche rammendo poteva tirar su fino a dicembre... ed ora il cane di vostra Eccellenza miri come me l'ha concia!.. E sporgendo il lembo, la sua voce prendeva la intonazione dello stabat Mater dolorosa.
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Prete Conte Chiesa Canonica Rodomonte Rodomonte Marco Marco Cremete Autontimerumeni Eccellenza Mater
|