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      - Io so di certo che fu esaudita la seconda parte della preghiera, e non la prima; imperciocchè, quando mi ricondussi a giacere, una voce distinta mi chiamò: "Virgilio! Virgilio!" Mi alzai, apersi la porta, e non vidi persona; tornai a coricarmi, e la voce di nuovo gridò: "Virgilio! Virgilio!" Per questa volta io non mi era ingannato di certo, e risposi: "chi mi chiama?" E la voce: "Io ti chiamo dal paradiso". Eccomi pronto, mio Dio"; ma la voce: "No, la tua ora non è venuta ancora, ma si avvicina".
      - Coteste sono immaginazioni che dà la febbre; su, via, non lasciarti rodere dalla tristezza; io ti voglio veder lieto...
      - Perchè le chiami immaginazioni? Forse non si legge nella santa scrittura, che il Signore fece sentire la sua voce a Samuele? Anche ieri notte, tenendo gli occhi aperti, vidi a un tratto empirsi la stanza di luce, ed entrare una bellissima gentildonna vestita di celeste, tutta ingemmata, la quale essendosi fatta accosto al letto si curvò, pose il suo volto accanto al mio, mi baciò in fronte, e sparve: le sue labbra erano ghiacciate, e il freddo mi strinse il cervello. Vuoi sapere, Beatrice, a cui rassomigliava la gentildonna? - Rassomigliava al ritratto della signora Madre, che sta appeso in sala grande. Tutto mi parla di morte. Forse non sento che io manco a poco a poco, come candela giunta al verde? La vita mi fugge da tutti i pori. Guarda queste mani scarne, e bianche al pari del marmo; guarda queste unghie colore di viola; guardami qui in mezzo della fronte, e vedi il segno espresso ove ha deposto il suo bacio la morte.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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