Appena egli ebbe visto cadere il foglio e il medaglione, si mosse frettoloso per prenderli; non tanto presto però quanto lo spronava il desiderio, che la gamba offesa gli arrecava impedimento. Beatrice lo scòrse costernata, e con suprema smania ripetè due volte:
- Il mio segreto! il mio segreto! La mia vita a chi mi salva il segreto!
Il fanciullo guardò lei, fattasi in volto del colore della morte, - e guardò il vecchio; - quindi risoluto, e pieno di ardimento, con disperato sforzo attaccandosi alle bozze sporgenti della terrazza, discese nel giardino, e pronto come il baleno ebbe ricuperato il foglio ed il ritratto.
- Vieni qua, urlava il vecchio rabbioso... vieni qua... portami cotesta roba...
E poichè Virgilio, fingendo non lo sentire, prendeva la via per tornarsene difilato a casa, il Conte imbestiando nel suo furore muggiva:
- Vipera maladetta! Portami il foglio... e tosto... Se ti raggiungo, ti strappo il cuore con le mie proprie mani.
Il fanciullo più, e più sempre affrettava il passo. Francesco, cieco d'ira,
- Nerone! - grida - Qua, Nerone... su... addosso... - e con ambedue le mani aizza il cane contro il figliuolo - addosso... addosso...
Il cane si slancia furiosamente, invano però; chè Virgilio quantunque avesse già percorso buon tratto di via, pure, sembrandogli sentirsi le zanne del mastino nelle vive carni, aveva messo le ali alle piante: - non fuggiva, volava. Salì i gradini a due a due; e con terribile anelito, estenuato di forze, giacque sul pavimento, depositando ai piedi di Beatrice la lettera e il ritratto.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Virgilio Conte Nerone Virgilio Beatrice
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