Questa notizia ricavasi dal diploma di papa Urbano III ai Canonici di san Lorenzo in Damaso. La chiamarono poi in Capite Molarum come quella che sorgeva prossima al molino della Regola, là dove il Tevere rimase interrato fino dal 1775; e De Fraternitate, ed anche Romanae fraternitatis caput, forse perchè quivi fondarono la prima confraternita donde trassero in successo di tempo esempio e titolo le altre confraternite di Roma. Narra la fama, che il Cincio, vescovo di Sabina, nel 1113 ne consacrasse l'altare. Giulio III la concedeva in giuspatronato a Rocco Cènci nel 1554, con obbligo di restaurarla; cosa che, per essere soprappreso dalla morte, egli non potè adempire; laonde Pio IV nel 1565 spedì nuovamente la Bolla d'investitura a favore di Francesco Cènci figlio di Cristofano, imponendogli il medesimo carico; al quale egli soddisfece, secondo che attesta la seguente iscrizione poeta sopra i muri esterni della chiesa:
Franciscus Cincius Christophori filìusEt Ecclesiae patronus, Templam hoc
Rebus ad divinum cultum et ornatumNecessariis ad perpetuam
Rei memoriam exornari ac perficiCuravit. Anno Jubilei 1575(27).
Quel marmo attestava a chiunque passasse quale, e quanta fosse la pietà di Francesco Conte dei Cènci! - Cosi quasi sempre riscontriamo sinceri gli epitaffi, le iscrizioni, le gazzette officiali, e le orazioni funebri dei cappellani di Corte.
La chiesa ha forma, a un dipresso, quadrata. Condotta di un miscuglio di ordine dorico, presenta cotesta sconcia depravazione dell'arte, che gli artisti costumano significare col nome di barocco.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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