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      A me basta aver detto la verità quando affermai, che i Chierici andarono corrivi anche troppo per acquistare impero... Ahi tristo aere del carcere! non mancherebbe altro, ch'ei mi facesse diventare teologo. Io mi affretto a tornare più che di passo alla storia, lasciando molte cose per via che furono dette, e che sono state dimenticate con iscandalo di tutti i professori del progresso umano.
      La cappella di san Tommaso dei Cènci nel giorno dieci di agosto compariva parata a lutto: lungo le pareti pendevano lugubri gramaglie: da per tutto si vedevano ghirlande di fiori intrecciate con rami di cipresso: sette sepolcri di marmo nero scoperchiati aspettavano i morti, a guisa di bocche co' labbri aperti ansiose di bevanda: avevano tutti una iscrizione medesima, ed era questa:
     
      Mors parata, vita contempta(34).
     
      E più oltre un ottavo sepolcro sopra gli altri cospicuo, di marmo bianco finissimo, con quest'altra iscrizione:
     
      Si charitem, caritatemque quaerisHinc intus jacent
      Non ingratus haerusNeroni cani benemerentissimo
      Franciscus de Cinciis hoc titulumPonere curavit.....(35).
     
      In mezzo alla chiesa stava collocata una bara coperta di velluto chermisino ricamato di oro, cosparsa anch'essa di freschi fiori. Intorno alla bara ardevano sei ceri sopra candelabri d'argento lavorati con artifizio mirabile.
      Un coro di preti, parati di pianete e di dalmatiche di damasco nero, aspettavano un morto per recitargli le ricche esequie. Nè stette guari, che si fecero sentire passi misurati; e poco dopo, alzata la tenda della porta laterale, comparve una barella portata da due uomini e da due donne.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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