Questo caro figliuolo mi era diletto come se fosse nato di me.
- Davvero? Queste parole presto sono pronunziate, ma in fatto non è così. Amore di madre non s'immagina. Se voi lo aveste portato nelle viscere, se partorito con dolore, non piangereste, ruggireste adesso. Ma qual maraviglia se la voce del sangue non è più ascoltata dagli uomini, mentre non la intende neanche il cielo? Il grido di Abele oggi non arriverebbe più al cospetto del Vendicatore: perchè questo? Forse l'Eterno infastidito si tura le orecchie, o il grido del sangue si fece più fioco? - Ma se il cielo è diventato di bronzo, il mio cuore si mantiene di carne, e geme e freme e palpita come il cuore vergine di uno dei primi viventi... E voi, Giacomo, che pure siete uomo, o non sentite voi nulla qui dentro? - E la donzella si percosse il seno dal lato manco.
- O Beatrice, rispose una voce dal pavimento, e la profferiva Giacomo Cènci, io non sono più quello di prima: la parte migliore di me periva: io paio appena un'ombra, una memoria di me medesimo. Guardami... ti pare egli questo il sembiante d'uomo di venticinque anni? Che cosa posso io contro il destino? Mi sono dibattuto, più che non pensi, dentro la catena della necessità; l'ho morsa finchè non mi ha stritolato i denti; tu la vedessi! Ella è affatto nera pel mio sangue rappreso...
- Ma la mano trova un legno, ed ecco una leva capace a rovesciare una torre; - trova anche un ferro, ed ecco un martello per rompere, una spada per isgombrarci il cammino davanti; e poi l'amicizia moltiplica i capi e le mani.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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