- Può morire.
- Sì, eh! Ma tu non hai figli, Beatrice; tu non hai sposo, come ho io sposa amante, ed amata. Se non fossi padre, chi sa da quanto tempo avrebbero ripescato il mio cadavere ad Ostia; ma un giorno o l'altro, pur troppo! vedo che cotesta sarà la maniera di liberarmi da questa quotidiana, ed insopportabile disperazione. Davvero mi sembra nuotare a ritroso alla corrente di un fiume, e a mano a mano sento venirmi meno la lena alle braccia, e i piedi farmisi ogni ora più pesi. - Oh! tu sapessi, quando passo vicino al Tevere, come il fiotto dell'acqua, che si rompe per le pigne del ponte, mi pare che dica: - quanto tardi! - Ma certo in questo modo ha da finire... anche Beatrice me ne conforta... un sepolcro di acqua!
Beatrice alle parole di Giacomo aveva mutato colore più volte: una forza interna visibilmente la spingeva a parlare; pure si trattenne finchè, riassunta una mesta tranquillità, abbassò il capo, stese la mano verso Giacomo, e favellò pacata:
- La empietà allaga la terra come il diluvio universale! - Fratello, io ho profferito stolte parole... perdona, ed oblia.
- Ora sorgi... Chi troppo si curva alla terra, i suoi consigli si risentono di fango... Vieni, e sii uomo. Io nell'impeto del mio dolore diffidai della misericordia di Dio; egli mi ha perdonato, perchè sento scendermi su l'anima la serenità, foriera del buon consiglio...
- Tra l'altare e i sepolcri si congiura qui...?
Un brivido ricercò le ossa dei Cènci: volsero la faccia spaventata, e videro il vecchio Conte, come se fosse uscito fuori del pavimento, livido in volto, tutto abbigliato di nero, col tòcco vermiglio in capo secondo che allora costumavano i patrizii romani.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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