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      E siccome alcuni, come inorriditi, si nascondevano la faccia, il Conte colla stessa orribile ironia riprese:
      - Capisco... anche tacendo vi fate intendere. A voi la morte non basta... volete godere il frutto del vostro delitto. Sta bene, e a me pure importa l'onore della famiglia; nè per cosa al mondo sosterrei, che la mia stirpe rimanesse infamata con la pena... il delitto è nulla. Uditemi dunque... noi siamo fra parenti... non vedo alcuno, che ci possa tradire: - porgetemi una bevanda medicata... che faccia dormire... il regno della natura va copioso di piante che hanno siffatta virtù! O natura, alma parens, tu fino dai primi giorni della creazione producendo tante erbe venefiche presentisti i bisogni futuri, e i desiderii dei figli... come questi, che uscirono dal mio fianco amorosi, e dabbene... Provvidissima madre! Vedete... precipitarmi giù dai balconi, a meno che non fossero altissimi, io non vi consiglierei; avvegnadio il caduto di rado rimanga morto sul colpo, e la forza del dolore potrebbe allora strapparmi dalla bocca un segreto, che il cuore invano si affaticherebbe a nascondere. - Potreste ancora... sì, per san Felice patrono della nostra famiglia... questo parmi un partito veramente imperiale e reale; - potreste imitare il re Manfredi, il quale se non può celebrarsi affatto come un santo, nemmeno si può dire demonio, poichè Dante lo pone nel Purgatorio; e il fatto seguente ve lo chiarirà. Tardava a Manfredi eredare il regno della Sicilia, e allo imperatore Federigo suo padre non tardava punto morire: come si fa?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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