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      Le tribolazioni della animosa donna stavano tra Dio e lei: e sì che si sentiva scoppiare il cuore quantunque volte contemplava il suo nobile consorte tanto non pure dimesso, ma abietto di abbigliamenti; i figli quasi nudi, e talora affamati. Alle frequenti scosse la sua anima però si era non poco mutata; un senso di dubbio serpeggiava là dentro; soffocava non senza sforzo una voce di rimprovero, che suo malgrado vi sorgeva di tanto in tanto a riprenderla della sua troppa pazienza. Incominciava a pentirsi del sagrifizio sofferto: chi l'avesse osservata sottilmente poteva comprenderlo di leggieri dal volto, e dalla voce con la quale profferì le ultime parole.
      Ma Giacomo, oppresso dalla tristezza, non aveva comodo a instituire coteste osservazioni, e:
      - Luisa mia, soggiungeva in suono di mistero, bene altre... bene altre ne ha commesse costui... Senti... accostati, affinchè i bambini non odano. -
      - E siccome ella repugnando non si accostava, Giacomo avvicinò la sua alla sedia della consorte.
      - Tu hai da sapere, che la madre mia fu onesta quanto bella... angiolo mio, come te... Però se mantenne purissimo sempre alla fedeltà coniugale il suo cuore, tu capisci ch'ella non potè impedire che altri s'innamorasse di lei. Il signor Gasparo Lanci, nostro gentiluomo, ne concepì altissimo affetto; e procedendo meno discretamente che a bene avvisato cavaliere non convenga, pubblicò la sua passione stampando un funesto sonetto, che mi rammento benissimo, e diceva così:
     
      Posciachè amor per voi mi accese il core


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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