- Sì, eh!... la pensione ti ha tolta? Ti getta la elemosina di tre scudi o quattro! E le tue cortigiane, di', con che le mantieni? E i tuoi bastardi con che cosa gli nudrisci?
- Luisa tu deliri...
- Oh! di me nulla m'importa, vedi, perchè io tornerò a casa dei miei parenti; e quantunque abbiano provato la fortuna contraria, pure so che mi accoglieranno di cuore; e poi a me non duole guadagnarmi, lavorando, da sostentare la vita. Non ti rimprovero la mia bellezza sfiorata, la mia gioventù logora teco: - certo esco da casa tua troppo diversa da quello che io vi entrai... ma che importa? Siamo fiori, noi altre donne, troncati per gusto passeggiero; odorati, e gittati via. Io non ti auguro male, me ne guardi Dio!; che lo augurerei al padre dei miei figli...
- Luisa mia... deh! che nuova passione ella è questa? Ma parlami pacata... ascoltami...
Inutile; - tanto era possibile impedire con le mani che il Tevere straripasse quando è pieno, che reprimere cotesta fiumana di passione...
- Va in braccio di altra donna... va... tanto non troverai creatura che ti ami quanto ti ho amato io... Ma queste sono parole di donna, e tu non le hai a badare... attendi, ti scongiuro, a quelle altre, che sono di madre: Ti prenda pietà di questi sciagurati fanciulli...guardali in volto... guardami in volto,... e il cuore ti dirà che sono tuoi figli... sangue del tuo sangue... amali almeno quanto i figli che avrai avuto da altra donna: non li condannare a morire di fame. Il bimbo Angiolino, finchè ho potuto ho nudrito col mio latte.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Dio Tevere Angiolino
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