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      - Uscite...
      - Ah! clarissima ed illustrissima donna Luisa, - diceva il servo con parole ardenti - vede... per aver fatto entrare vostra signoria tocca adesso uscire a me. Lascio considerare a lei se sia giusta. Io mi trovo proprio per le strade: - non dirò per colpa sua, Dio me ne guardi!; ma finalmente per renderle servizio mi capita addosso questo male: - veda un po' di ripararlo: mi raccomando a lei, gliene va di coscienza...
      L'anima del servo, mezzo supplicando e mezzo rinfacciando, stretta dalla agonia del pane, si attaccava a donna Luisa (disprezzata poco anzi) come ultima àncora di speranza.
      Luisa per vero dire sentì stringersi al cuore pel duro caso, e più per quel meschino; e stette in forse se dovesse andare oltre, o ritornarsene a casa; come quella a cui pareva avere avuto schiarimento abbastanza, ed essercene di avanzo: tuttavolta prevalse in lei il consiglio peggiore, ed entrò.
      I vecchi servi furono attorno al compagno disgraziato, e sottilmente deridendolo gli medicavano la ferita con l'olio di vetriolo.
      Luisa, con atto nè umile nè superbo, si fece accosto al banco dove il suocero l'aspettava in piedi; e poichè, ella per onorarlo come padre, voleva prostrarglisi davanti, egli non lo permise; ma rilevandola prontamente, con voce benigna favellò:
      - No, figlia mia, io non ho le orecchie nei piedi. Non sia per rimprovero; ma la creatura umana non deve prostrarsi ad altri, che a Dio.
      - Signor padre, poichè voi così benigno mi concedete il diritto di adoperare questo nome, permettete che innanzi tratto vi domandi perdono di non essermi mai presentata al vostro cospetto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Luisa Dio Luisa Dio