..
- Don Francesco, duolmi per iscolpare me dovere appuntare altrui; ma importa che sappiate come Giacomo, vinto dalla sua passione, m'ingannasse affermandomi, sotto parola di gentiluomo onorato, voi sciente e consenziente le nostre nozze: solo per certi particolari riguardi desiderare, che i nostri sponsali rimanessero per alcun tempo celati...
- Ed ecco come - esclamò il Conte percuotendo di forza con un piede il pavimento - il disprezzo del primo dovere di gentiluomo, ch'è la lealtà, conduce sempre in miserabili rovine. Voi pertanto foste ingannata; io tradito. Forse potrei riprendervi di soverchia facilità a credere; - forse potrei chiamare incauti i vostri parenti, e voi; - ma, in qualunque caso, qual colpa mai avrebbero i vostri figliuoli?
- Ed è appunto per questi, che pure sono sangue vostro, e devono continuare la vostra discendenza...
- E ne avete?...
- Quattro, e leggiadrissimi tutti - angioli d'innocenza e di beltà - rispose vivacemente Luisa mentre le pupille le sfolgoravano traverso due grosse lacrime, figlie dell'orgoglio materno...
- Com'è feconda la razza delle vipere! - pensò nel suo segreto il Conte Cènci; - poi con labbra sorridenti riprese:
- Dio ve gli salvi...
- Padre mio le vostre parole mi ridonano gli spiriti. Ascoltatemi dunque, perocchè io sia venuta appunto per favellarvi dei vostri nepoti. Voi vedete in me una madre desolata, una vera madre del Pianto. Di me non parlo. Non badate a questo abbigliamento vilissimo, per cui divenni favola poco anzi dei vostri medesimi staffieri.
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Francesco Giacomo Conte Luisa Conte Cènci Pianto
|