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- O Padre mio, deh! via, placatevi: forse vi riportarono di Giacomo più, e peggio di quello ch'ei dicesse o facesse. Il vostro antico senno conosce l'usanza pessima dei servi di mettere male del caduto in disgrazia presso il padrone, ingegnandosi di venirgli in grado coll'aggiungere legna al fuoco. - E se anche i falli del vostro figliuolo fossero gravi come voi dite, risovvengavi ch'egli è vostro sangue; - risovvengavi che il nostro Signore Gesù Cristo perdonò a coloro che lo avevano crocifisso, perchè non sapevano quello che facevano...
- Ma Giacomo sa troppo bene quello che si faccia. Ogni giorno egli cresce nella sua empietà: - ogni ora egli si affatica a togliermi la fama, e questo avanzo infelice di vita ... - Ferocemente impaziente il figliuolo meraviglia della lentezza della mia morte, a cui crebbe le ali con tanti desiderii. - Senti, figlia mia; e se lo impeto gitta l'argine e trabocca, tu vogli perdonarmelo. Però questi orrori, io ti raccomando stieno fra Dio, me e te: soprattutto i miei nepoti gl'ignorino sempre, onde non imparino ad aborrire il padre loro. - Ora sono pochi giorni egli venne qui a pervertirmi Beatrice e Bernardino, persuadendoli perfidamente avere io procurato la morte di Virgilio; come se cotesto infelice fanciullo, per somma sventura sua e di me, non fosse colto dal male insanabile del tisico. Nè questo è tutto: giù nella Chiesa di san Tommaso, eretta dalla pietà dei nostri avi, e da me restaurata, mentre si celebravano esequie solenni all'anima del defunto figliuolo, convertita la bara in cattedra di abominazione, senza rispetto alla santità del luogo, ai sacri altari, alla religione del rito, al Dio presente, congiurava con gli altri traviati figliuoli e la consorte - la morte mia.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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