- L'uomo è egli padrone del domani? E gli uomini alla età mia si assomigliano agli ebrei nel giorno di Pasqua, col bastone in mano e i calzari in piedi pronti a partire. A me pareva non avere mai pace, finchè non avessi assicurato in modo fermo il destino dei miei figli e nepoti.
Il tabellione, che aveva un muso appuntato a modo di volpe, e il cervello eziandio, gli ficcò addosso due occhini lustri che parevano fatti col succhiello; e stringendo le labbra rise un tal sorriso di sorba acerba, che voleva dire: che con lui coteste lustre non valevano un lupino, e che quando al diavolo del Conte legavano il bellico, il suo andava ritto da se senza bisogno di ciuffolo.
- In quanto a questo poi, Eccellenza, osservò l'astuto notaro, non faceva mestiero che il suo cuore paterno si mettesse in ambasce, imperciocchè la legge provvidissima ripari a tutto. Sa ella, signor Conte, come noi altri, che ce ne intendiamo, si costuma definire il testamento? Atto illegittimo, col quale il padre di famiglia leva la roba a chi va.
Il Conte gli lanciò un'occhiata da tagliargli la faccia; ma il Notaro aveva mutato sembiante: adesso compariva semplice, come se egli avesse mosso coteste osservazioni più per dabbenaggine, che per malizia. Don Francesco non trovò a fare meglio, che imitarlo; sicchè con volto beato rispose:
- O guardate!... che mi troverò ad avere fatto un atto inutile? Ma utile per inutile non vitiatur, come mi pare che insegnate voi altri curiali; e poi, quando non avesse servito ad altro, avrà procurato a me il piacere di essermi trattenuto con voi, a voi il piacere di avere guadagnato qualche ducato.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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