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E largheggiando, come suoleva, nella mercede, don Francesco si levò prontamente dintorno cotesto importuno scrutatore delle cose sue, che si allontanò strisciando come una serpe, e ripetendo col pugno pieno di moneta:
- Troppo generoso! sempre magnifico! Dio la mantenga sano, e verde.
Rimasto solo, il Conte così andava mulinando da se:
- Ora i Cènci non godranno più della mia eredità libera: ho diseredato tutti i miei figli, nel caso che qualcheduno sopravviva(54); - peraltro io farò in guisa, per quanto sta in me, che questo non avvenga. La causa della diseredazione è la principale delle quattordici indicate da Giustiniano. Le mie volontà saranno rispettate. Per dio! Se i miei nepoti non si conducessero a divorarsi le mani per fame, io risusciterei per istrozzare i giudici che sentenziassero a loro vantaggio... E poi ho istituito eredi luoghi pii, corporazioni religiose, e simili mani morte. Mani morte! - Chiedea mattoni, e gli portavan rena... che torre di Babele è mai questa? Ormai bisogna riformare la lingua. Mani morte! Ne furono mai vedute in questo mondo più vive a prendere, e più dure a ritenere? Avanzano i fidecommessi! Immenso tesoro! Ora come adopererò io per svincolarli, e disperderli? Bisognerà che io me la intenda col Cardinale Aldobrandino: costui prenderebbe anche lo inferno per raccattarvi cenere. Quale avarizia feroce! Trama di prete romano, e orditura di mercante fiorentino! Io credo fermamente, ch'egli abbia provato a trarre sangue dai sassi del Colosseo. Ma per levare ai lupi mi è d'uopo gettare alle jene.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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