La tristezza è la polvere sottile che solleva il vento di levante; da per tutto s'insinua, a tutto si attacca, e opprime di sgomento anime e corpi. Il malinconico, per causa più forte del lebbroso, ha da cacciarsi fuori dei tabernacoli d'Israele, e dai festini degli eredi di Anacreonte - io parlo per voi, chierici, a cui mi piace professare venerazione e rispetto: in quanto a voi altri laici, forse avrei proceduto senza cerimonie... ma no... ho pensato che se io aveva causa sufficiente a gittarmi via, alberi e fiumi per appendermi, od affogarmi mercè di Dio non ne mancavano; e non doveva pormi indiscretamente tra il sole e voi per abbuiarvi la vita. - Io poi non mi sono impiccato perchè, bene considerata la cosa, la morte è un brutto quarto di ora - e di più, su le cose che si fanno una volta sola, ho inteso sempre dire ch'è savio pensarci sopra due; - ma neppure volli contristarvi con la mia presenza. Adesso, che un filo di luce viene a rischiarare obliquamente il buio della mia anima, scoto la chioma da questa cenere; colgo anche una fiata - forse l'ultima - una rosa, e ve la intreccio dentro. - Certo durante il verno non si vorrebbe nudrire vaghezza di rose, nè il gentil fiore si educa in mezzo alla neve... pure in questa alma Italia, e ve ne fa prova Beatrice mia, in ogni stagione crescono le rose; e se non ne trovi nel tuo giardino, va in quello altrui, e coglile o strappale. Sì, strappale a forza; perchè, qual legge condannerà il vecchio che prima di morire ha involato una rosa in ricordo della gioventù spenta, e in conforto della vita che si spegne?
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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