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      - Presto, Luisa, chè la scala arde;... presto, Luisa, chè crepitano carbonizzati le stanghe, e i piuoli della scala. Oh Santa Vergine! perchè si ferma ella? Un secondo è funesto. - Immemore di se, immemore del pericolo imminente, immemore di tutto, non potè resistere alla cupidità immensa, che sentiva di guardare in volto la sua rivale al chiarore dello incendio, e conoscere se la superasse in bellezza. - Cuore di donna!
      Quantunque ella apparisse stravolta orrendamente dal dolore e dallo spavento, i capelli avesse in parte bruciati e la pelle offesa da disoneste scottature, pure le sembrò, com'era, leggiadrissima.
      - Ah, gridò, come è bella! - e vacillò su la scala.
      Era giunta vicina a terra tre scalini, quando con orribile fracasso sprofondò giù il pavimento; le fiamme scomparvero, globi di fumo mescolati a miriadi di faville avvolsero la casa, la scala e le donne. Un urlo spaventoso echeggiò fino all'altra sponda del Tevere, chè reputarono coteste creature spente dal fuoco e dalla rovina.
      Indi a breve ecco lo incendio, come l'orgoglio un momento umiliato, divampare più terribile di prima, e di mezzo alle fiamme uscire Luisa incolume con la donna nelle braccia.
      Gridi di giubbilo, acclamazioni frenetiche ferirono il cielo: - chi è l'animoso giovane? - Non lo so. - Ricordati averlo visto mai? - Mai. - E sì che non ha barba in viso, e per uomo da tali fatti è piuttosto scarso di vita, che no. Viva il valente giovane, vero sangue latino. - E più alti sorgevano lo entusiasmo e gli applausi.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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