Giannicchio menò Marco alla pila, e volgendo gli occhi in giù vide la luna. L'Asino assetato bevve avidamente fino all'ultima stilla l'acqua raccolta nella pila, e la luna scomparve. Allora Giannicchio, preso da maraviglia e da spavento, si dette a gridare che Marco aveva bevuto la luna. Tale era Giannicchio.
- O cari! o desiderati! - esclamava la buona Verdiana, e si affrettava affannosa verso l'Asino e il Curato. Abbracciò Marco pel collo nè più nè meno con lo affetto di Sancio Panza; baciò la mano al Curato, e lo aiutò a smontare. Siccome nella povera gente il dolore della perdita si fa sentire più acuto assai che la speranza del guadagno, io non saprei ridire quali, e quante suonassero le lamentazioni della Verdiana vedendo la tonaca lacerata, e le altre cose più riposte sotto in pessimo arnese, fatte manifeste in virtù dello strappo della tonaca: molto più che dal volto nuvoloso del curato le pareva potere argomentare, che il viaggio fosse riuscito indarno.
- Già m'immagino, incominciò Verdiana, che anche per questa volta avrà fatto fallo la promessa del chiedete, e vi sarà dato: - e intanto che andava forbendo il curato dalla polvere, continuava: - il santo Evangelo avrà inteso parlare della grazia gratis data, non già dei ducati del sole.
- Silenzio, Verdiana; non mormorate contro la Provvidenza, ch'è peccato; ho bussato, e mi fu aperto; ho chiesto, e mi furono dati cento scudi...
- Cento scudi! E allora facciamo i fuochi...
Il Curato sospirò; si pose a cena; poco mangiò, bevve meno, e rispose rade e tronche parole alle frequenti domande di Verdiana, la quale standogli attorno non rifiniva mai d'interrogarlo così:
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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